La condotta riparata è ancora a rischio: verrà imbracata. Il prefetto chiede autobotti alla Protezione civile GUARDA IL VIDEO / FOTO

TOSSICIA – E’ una condotta del 1935, costruita durante il fascismo, in un letto scavato a mano, a tre metri di profondità. E’ l’adduttrice della media-alta collina dell’Acquedotto del Ruzzo che tiene in ansia i teramani da domenica. Un giorno intero senza acqua dai rubinetti e oggi a regime ridotto in attesa del ritorno alla normalità che però viene ancora rinviata: questa mattina la città svegliata dagli annunci del ritorno del prezioso liquido dai rubinetti, ha rischiato di tornare a perderla. Perchè il ‘rattoppo’ sulla seconda falla dell’adduttrice ‘suda’. C’è una perdita di non grave entità ma che è sintomatica di una sofferenza della tubatura sotto la pressione del movimento franoso che qui nella razione di Pastino di Tossicia tiene in apprensione i proprietari di sei abitazioni e di una in particolare, quella il cui giardino è attraversato dalla condotta.
Il sopralluogo del prefetto e del geologo regionale. La fuoriuscita di acqua è tenuta sotto controllo dai tecnici del Ruzzo che hanno lavorato fino a ieri sera tardi per la seconda riparazione. Ma c’è da decidere il da farsi e per questo questa mattina il prefetto di Teramo Valter Crudo (nella foto) ha deciso di effettuare un sopralluogo lui stesso per rendersi conto della situazione. Ha convocato anche un tecnico regionale, un geologo, al quale ha chiesto di spiegare l’origine del movimento franoso e se ci sono rischi anche più a monte dello scivolamento di terra. Con loro c’erano anche il comandante provinciale dei vigili, Romeo Panzone, il sindaco di Tossicia, Franco Di Giacinto e il direttore tecnico del Ruzzo, Domenico Giambuzzi.
La frana è causata dalla perdita della condotta. Il geologo non avrebbe dubbi: a monte della frana non c’è movimento di terra e la faglia di distacco è proprio all’altezza della prima rottura. Dunque la frana potrebbe essere verosimilmente stata provocata dalle infiltrazioni d’acqua sgorgata dalla prima falla.
Bisogna intervenire con una imbracatura. Questa mattina i tecnici del Ruzzo hanno deciso di non sospendere di nuovo l’erogazione dell’acqua per non prolungare i disagi ai cittadini teramani, camplesi, montoriesi e alti. Hanno preferito tenere sotto controllo la perdita, anche se questa in poco tempo ha riempito lo scavo dei lavori e viene aspirata di continuo con una pompa. Si ragiona se lavorare sulla frana, per allentare la spinta della terra sulla condotta, che resta a rischio di altre rotture. Ma intanto il primo intervento che è stato approntato ed è in corso, è quello di ‘incamiciare’ il tratto sotto accusa con una sezione di tubo del diametro più grande, in modo da saldarcelo sopra e garantire una migliore tenuta.
Il prefetto ha attivato il preallarme, pronte autobotti da tutta Italia. Il prefetto Crudo però non si fida delle soluzioni che potrebbero non fare i conti fino in fondo con madre natura e allora ha preso ieri sera una decisione: per fronteggiare l’eventuale rischio di una nuova emergenza calcolato il bacino di utenza servita da questa condotta, circa 150mila abitanti, ha chiesto al Dipartimento nazionale della Protezione civile per il tramite della Regione, di attivare sul territorio nazionale la disponibilità di quante più autobotti possibili e acqua potabile. Non si sa mai.